SOMMA VESUVIANA – Con l’arrivo delle “paranze” discese dalla montagna, annunciate da suoni e canti “a figliola”, si conclude a Somma Vesuviana la sei giorni della “festa della montagna” in onore della “Madonna di Castello”. L’evento prende il via il sabato dopo la santa Pasqua, con il tradizionale “sabato dei fuochi”. Due gli elementi centrali della kermesse, il fuoco, che tende ad esorcizzare la presenza del sommo Vesuvio tra riti e leggende, l’altro è la fede riposta nella Madonna di Castello, icona di grandezza spirituale.
LA TRADIZIONE – I Sommesi sono molto legati a questa festa, che trae le sue origini nella notte dei tempi. Accorrono proprio tutti a questa festa, addirittura lasciando le auto sulla strada principale, incuranti della ripida salita, in una sorta di misticismo ed espiazione verso il Dio del fuoco e la devozione alla Madonna. Questa festa nasce, secondo una antica credenza popolare e si rafforza in occasione della eruzione del 1631 del Vesuvio, che distrusse per intero la chiesa dove era collocata la statua della Madonna, mentre il rituale dei fuochi lungo i fianchi della montagna è il segno di ringraziamento per il ritrovamento avvenuto della testa della statua della Madonna.
LO SPETTACOLO – Verso sera inizia lo spettacolo pirotecnico, preceduto da banchetti pantagruelici, rituale dell’abbondanza, di buon auspicio per il raccolto dei contadini. Fanno da anfitrione i vari venditori di “ò pero e musso”, mentre ferve la preparazione per i botti che sono collocati su punti diversi della montagna, in modo che a scoppio avvenuto disegnano uno spettacolo di suggestiva bellezza. Davanti al Santuario sfilano le “paranze” per rendere omaggio alla Madonna. La festa raggiunge il suo culmine il tre Maggio, detto anche il tre della Croce, quando arrivano fedeli da tutta la regione e prende il via il pellegrinaggio fino al punto più alto della montagna, detto il “ciglio”, dove è presente una cappella vicino alla quale verrà celebrata una messa. I gruppi sono tutti organizzati in paranze, mentre i turisti-spettatori osservano e ascoltano divertiti i canti “a figliola” e “a fronna e limone”, è la tradizione popolare che va in scena, carica di simboli arcaici. La tradizione festaiola delle “paranze” era anche motivo di occasione per socializzare e per fare anche qualche buon affare di carattere commerciale. Molti giovani avevano la possibilità di conoscere la futura moglie e le vecchie comari di raccontare degli spiriti delle anime dannate che scendevano dalla montagna sorreggendo massi di fuoco. Ancora il Vesuvio quindi, il Dio del fuoco, e la Madonna, regina di Fede, il sacro e il profano, riti pagani e riti religiosi, in una notte d’incanto, a Somma Vesuviana.
Salvatore Cutolo