Questa sera (12/06/13) all’arenile di Bagnoli non ci sono suoni sintetici. Non ci sono nemmeno i falsi intenti dell’America dei Rambo, dei Regan, dei Bush, dei dimagranti, dei fast food o dell’acriticità del “…va tutto bene”. Questa sera entro lo spazio tra un locale di consumo ed una piccola spiaggia che porta i segni di ciminiere d’industria, si esibisce Patti Smith.
Lontana dalle disillusioni di Velvet Underground e The Stooges, la cantautrice di Chicago si fece portatrice, in piena era punk, di messaggi che sapevano di rock e di critica sociale. Dal tratto poetico particolarmente spiccato, la Smith è a tutti gli effetti la linea di congiunzione tra il rock elettrico 70’s e la scrittura profonda.
Sono le 21 e 30 quando la cantante sale sul palco ed mette fine alle attese ed ai residui dubbi con l’esecuzione di “Ask the Angels”, la voce, nonostante i solchi del volto sembrano voler dire il contrario, è profonda e piena d’impeto. Le movenze rituali, sul palco, sono rimaste immutate così come i lunghi sorrisi che usa per accogliere il pubblico. E se “Redondo Beach”, con le sue ritmiche reggae e morbide è la prima incursione nello storico album “Horses”, accolta con estremo calore. “Pissing in a River” rappresenta forse il momento più intenso, per il pathos che emana, dell’intero show.
Iniziano, col passare del tempo, ad arrivare i brani storici come la caustica “Free Money” e la progressione ritmica di “Land”, entrambe dall’album d’esordio del 1975, prodotto da John Cale. Non mancano esposizioni sonore più recenti come la velenosa “Banga” e “This is the Girl”, quest’ultima dedicata alla scomparsa Amy Whinehouse, che resterà l’unica parentesi leggermente sottotono dello show tutto.
“Gloria”, storico brano degli irlandesi Them, e l’evergreen “Because the Night” mettono d’accordo tutti i presenti che si producono in una lunga serie di cori, salti e manifestazioni abitudinarie da concerto rock. A concludere l’esibizione ci pensa il manifesto “People Have the Power”, naturalmente rivolta alla folla di Gezy Park.
Non sono mancate le dichiarazioni d’amore verso Napoli e gli inni volti a salvare città della scienza. Ma oltre al dovuto, l’impressione che lungo tutto il corso della serata, Patti Smith ha donato è stata quella di un animo sincero, ancora innamorata di ciò che fa, della propria musica e di quella se stessa sul palco che ancora ha la forza di evitare ogni narcisismo.
Non sarà un concerto che farà epoca, ma nel “qui ed ora” è stato un ottimo live show.
Andrea Angelino