NAPOLI – A volte ritornano. È davvero questa l’espressione giusta che consacra un traguardo importante per la storia di Napoli. A farle proprie è stato infatti l’amministratore del complesso monumentale Cappella Sansevero, Carmine Masucci, ad apertura della conferenza di questa mattina per illustrare il recupero, ad opera del nucleo carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Napoli, della testa di sfinge marmorea facente parte del gruppo scultoreo identificato come Statua del Nilo, noto come Statua del Corpo di Napoli.
I CARABINIERI TROVANO LA SFINGE – Per il dio Nilo, disteso sul basamento che segna l’inizio di Spaccanapoli, riappropriarsi della sua sfinge significa ritrovare quella connotazione egiziana che contraddistingue il senso di tutta l’opera. Furono infatti dei coloni alessandrini stanziati nella Napoli greco-romana del II secolo d.C. a volere questo monumento per omaggiare la loro divinità. La testa della sfinge, scomparsa oltre sessant’anni fa, non era tra i pezzi “sotto ricerca” della banca dati dei carabinieri, ma era ben nota attraverso la letteratura, la fotografia e la memoria locale napoletana. Grazie ai costanti monitoraggi di cataloghi d’aste, antiquariato e compravendite di opere d’arte, il reparto operativo guidato dal capitano Carmine Elefante è riuscito a risalire al prezioso smarrito che si trovava presso un collezionista austriaco. L’ignaro possessore, che l’aveva acquistato “in buona fede”, ha compreso immediatamente l’alto valore storico e l’ha restituito volontariamente senza nulla a pretendere. «Non è merito solo del nostro Nucleo, noi siamo sentinelle. Il popolo napoletano e il Comitato sono stati determinanti per questo recupero. Anche la Magistratura ha fornito un supporto eccezionale», commenta il capitano Elefante.
SINERGIA TRA PUBBLICO E PRIVATO – Il comitato per il Restauro della Statua del Corpo di Napoli, sorto negli anni ’90 per tutelare il bene, tornerà in prima linea per chiedere «una nuova sinergia tra pubblico e privato – sostiene il presidente Masucci – fondamentale oramai per continuare il lavoro di recupero». Per finanziare il restauro complessivo della statua e dell’area circostante, si costituirà un fondo con proventi ottenuti da contributi volontari e dalla vendita di cartoline che riproducono un disegno a colori della statua realizzata per l’occasione dall’artista Lello Esposito.
Il soprintendete del Polo Museale Fabrizio Vona ha apprezzato entusiasta questa piccola grande vittoria: «Questo gesto di puro volontariato è riuscito laddove noi istituzioni spesso cadiamo in termini di tutela e recupero. Riconosco quanto siano vive ed attive le associazioni di promozione culturale a Napoli». A fronte del mandato di scadenza del Comitato, previsto per il 31 dicembre 2014, l’assessore alla Cultura Nino Daniele ha rassicurato: «Impegneremo tutta la nostra possibile collaborazione, soprattutto in termini di tutela e valorizzazione nonostante i bilanci esigui. Lancio la sfida per abbassare il termine di questo progetto a poche settimane». La possibilità di fruire quanto prima di statua e piazzetta rimessi a nuovo sposerebbe l’idea coraggiosa del soprintendente per i Beni Culturali di Napoli e Provincia Giorgio Cozzolino: «Riproponiamo una Napoli città-museo a cielo aperto, in cui il degrado sia frenato, e non solo con telecamere e cancellate».
I COMMERCIANTI DENUNCIANO IL DEGRADO – Il monumento del Nilo già “ospita” qualche scritta vandalica e fusti di erbacce, ma, rispetto ad altri casi critici, sopravvive in condizioni discrete. È la piazzetta che invece necessiterebbe una più adeguata riqualificazione urbanistica. A denunciarlo sono i proprietari degli esercizi commerciali che vi prospettano: «Siamo onorati di partecipare al recupero della statua del Nilo. Ma vediamo tanti turisti che gettano spazzatura a terra perché non trovano cestini in zona, bambini che giocano a pallone davanti la statua, parcheggi abusivi di motorini. E salvate anche l’edicola sacra della Madonna qui in piazza».
Giovanni Postiglione