“Quando la pazzia fa ridere”: umano e divertente il Felice Sciosciammocca di Gianfelice Imparato

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di Violetta Luongo
NAPOLI – Gustoso e brillante “Il medico dei pazzi” in scena fino al 16 novembre al San Ferdinando. Di quella comicità unica che solo Eduardo Scarpetta sapeva infondere alle sue farse. Il teatro napoletano inaugura la nuova stagione con un omaggio all’autore nel centenario della scomparsa con una delle sue commedie più esilaranti e famose.
Il Felice Sciosciammocca di Gianfelice Imparato piace e diverte. Attualissima l’opera scritta nel 1908 e trasportata dal regista Leo Muscato nella Napoli degli anni ’70 all’indomani della legge Basaglia che ha abolito i manicomi. La scena costruita intorno a un grande pannello-muro forse di un ex ospedale psichiatrico, ricoperto di manifesti pubblicitari con anche un Franco Battiato nella pubblicità del divano Busnelli, o con figura di Marco Cavallo, la celebre scultura di legno e cartapesta nata nel 1973 nel manicomio di Trieste come simbolo di libertà e rinascita. 

SINOSSI – Don Felice Sciosciammocca, ricco proprietario terriero, un po’ ignorante,  da anni finanzia gli studi di suo nipote Ciccillo. È convinto che il ragazzo si sia laureato in medicina e diriga un prestigioso manicomio. Peccato che Ciccillo, invece di studiare, abbia sperperato tutto in divertimenti e gioco d’azzardo, collezionando debiti e creditori. Quando Don Felice decide di sorprenderlo e si presenta a Napoli con la moglie, il nipote, preso alla sprovvista, inventa una menzogna colossale: la Pensione Stella, dove vive, non è una semplice pensione, ma un rispettabile istituto psichiatrico.

LA NORMALE FOLLIA – Tipica commedia degli equivoci in cui eventi paradossali si mescolano a fatti di vita quotidiana, la normalità viene vista come follia, l’amore familiare come strumento da utilizzare a proprio ed egoistico uso e consumo. Don Felice viene coinvolto e sconvolto da un disordine che non esiste, che inizialmente cerca ma di cui poi ha timore. La truffa del nipote apre un varco tra finzione e realtà, ironia e disincanto.

LA MASCHERA DI SCARPETTA – “Tutti pazzi e l’unico scemo sono io”, con queste parole cariche di tenerezza e ingenuità don Felice scopre l’inganno di cui è stato vittima. Imparato incarna alla perfezione la Maschera più riuscita di Scarpetta, umano e visionario, a tratti ricorda il cinema muto tanto favolistico quanto tragico. Con lui sul palco i bravi: Luigi Bignone, Giuseppe Brunetti, Francesco Maria Cordella, Alessandra D’Ambrosio, Antonio Fiorillo, Giorgio Pinto, Arianna Primavera, Giuseppe Rispoli, Ingrid Sansone, Michele Schiano Di Cola.

Redazione

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