di Vincenzo Vinciguerra
NAPOLI – Sarà Napoli a chiudere in Campania la manifestazione a favore dei diritti LGBTQIA (Lesbiche, Gay, Bisex, Trans Queer, Intersessuali, Asessuali), onda Pride partita da Benevento il 6 giugno con una riuscitissima festa. Manca poco all’attesissimo appuntamento per la giornata dell’orgoglio gay che si tiene in città dal 2009, anno della prima manifestazione napoletana. Un evento che quest’anno ritorna a pochi giorni dal sì della Corte Suprema Usa alle nozze omosessuali su tutto il territorio statunitense. Conclusione che, a Napoli, si terrà sabato 11 luglio, giornata in cui un’onda di arcobaleno invaderà le strade del centro cittadino da piazza Dante fino al lungomare all’altezza di Castel dell’Ovo. Sarà dedicato alla scuola il Gay Pride partenopeo.
IL PERCORSO – Il corteo si muoverà alle 18 da piazza Dante (concentramento alle 17.30). E attraverserà piazza Carità, via Toledo, piazza Trieste e Trento, piazza del Plebiscito, via Cesario Console, via Partenope e Castel dell’Ovo. La parata di carri seguirà un corteo di biciclette grazie all’adesione dell’associazione “Napoli Bike”. In testa al corteo sfilerà la madrina dell’evento che quest’anno è Maria Nazionale. Accanto a lei, tre testimonial: Nina Sodano, Immanuel Casto e Alessandro Cecchi Paone. Uno dei carri della parata sarà allestito proprio da un gruppo di studenti, lo stesso spot della manifestazione è stato realizzato dai ragazzi della “Rete della conoscenza”.
PROFESSORE FABIO CORBISIERO DELLA FEDERICO II- «Mentre il recente sì ai matrimoni same-sex nella cattolicissima Irlanda mostra come anche in paesi a forte tradizione cristiana la politica possa fissare in agenda e formalizzare i diritti di cittadinanza delle persone LGBT, il Governo italiano si lascia passare davanti un’altra Onda Pride, senza approdare ad alcun provvedimento legislativo. La storia delle politiche di tutto il mondo occidentale a favore degli omosessuali insegna che sull’onda dei grandi movimenti e parate LGBT stati, nazioni e città si sono dati strumenti normativi e dispositivi di welfare per l’inclusione sociale degli omosessuali e per le pari opportunità di cittadinanza – In Italia, al contrario, si vedono sfilare parate e lanciare coriandoli di rivendicazioni e libertà senza che questo movimentismo approdi a un traguardo di parità “di diritto”».
MA QUALE PUO’ ESSERE IL “CAVALLO DI TROIA” PER RISOLVERE L’IMPASSE ITALIANA? – «Una delle soluzioni è la mise en oeuvre del modello delle città arcobaleno, già in atto e avanzato rispetto alle strategie politico-normative dello Stato italiano, praticamente inesistenti. La fuga in avanti dei Sindaci italiani rispetto ai diritti LGBT sono oramai sempre più incisive sul piano sociale e simbolico-culturale assumendo, come quando questi Sindaci partecipano in testa ai cortei dei gay pride, il sapore di una battaglia contro l’intemerata cattolica e difendendo a spada tratta il manifesto omosessuale. Una recente (2015) ricerca dell’Osservatorio LGBT della Federico II mostra come alcune di queste città, tra cui Napoli, Roma, Milano, Torino e Bologna siano volani del cambiamento culturale su questi temi e si facciano da tramite tra un associazionismo LGBT sempre più assetato di diritti arcobaleno e un governo sempre più rimandista e inconcludente», continua il sociologo della Federico II di Napoli.
NESSUN PRIDE PUO’ COLMARE IL DEFICIT NORMATIVO – «Che ancora c’è in Italia su alcune dimensioni della vita degli omosessuali, come la convivenza e/o il matrimonio o la tutela dei figli nati all’interno delle famiglie omogenitoriali. E dunque, al fine di provare a “sbloccare” la situazione di anomia istituzionale che ancora insiste in Italia, bisogna spostare l’ago della bilancia della inamovibilità su fattori di destabilizzazione – conclude Corbisiero- Lancio una proposta, ironica e provocatoria, ma finalizzata a pareggiare diritti e doveri dei soggetti LGBT. Se persone e famiglie omosessuali hanno metà diritti rispetto agli e alle altre, potremmo pensare di ridurre, con formule e scale economiche appropriate, il loro imponibile fiscale. In altre parole: diritti a metà, tasse a metà».