Al Bellini di Napoli è in scena fino al 3 novembre “La grande magia” di Eduardo De filippo, la sua commedia più pirandelliana e sicuramente più esistenziale, infatti è l’opera più rappresentata all’Estero soprattutto in Francia.
Il tema dell’essere e dell’apparire, dell’illusione e della realtà, è espresso con ironia e naturalezza come solo Eduardo sapeva fare, rendendo interessanti e fruibili anche le tematiche più concettuali, maestro nel miscelare il dolce e l’amore, il sorriso e la lacrima.
Per stile e contenuto è diversa dagli altri testi eduardiani scritti nell’immediato dopoguerra, infatti, fu sostituita ben presto da “Le voci di dentro” e ripresa dal maestro solo per la registrazione televisiva nel 1964. La pièce, in tre tempi, svolge tutta la vita di un marito, Calogero Di Spelta, la cui moglie fugge con l’amante approfittando dei giochi di un illusionista fallito, che a tratti ricorda il Sik Sik degli esordi eduardiani. Il protagonista rinuncerà ad una verità migliore, ha bisogno di illudersi che la moglie non sia fuggita con l’amante ed avere la consorte con sé intrappolata in una scatola, facendo un uso forse strumentale della fantasia soggettiva a spese della realtà oggettiva una volta scoperto il tradimento di lei. Grande metafora su realtà e illusione, sul potere della finzione scenica, sulla relatività del tempo, in cui l’immagine dell’uomo è più vera dell’uomo stesso. “Siamo tutti esperimenti, giochi di un grande illusionista, e il pubblico è come un mare che lascia l’attore solo, isolato”. Il ritmo non è sempre sostenuto ma, si sa, Luca De Filippo fa suo anche quel teatro dell’illustre genitore fatto di pause, riflessioni pirandelliane e silenzi toccanti. Accanto a lui Paola Fuciniti, Alessandra D’Ambrosio, Carmen Annibale, Lydia Giordano, Massimo De Matteo, Antonio D’Avino, Daniele Marino, Gianni Cannavacciuolo, Nicola Di Pinto, Giulia Pica, Carolina Rosi e Giovanni Allocca. Il tutto per una commedia annoverabile tra le minori di Eduardo, di cui però oggi appare forse ancor più chiara la genialità e l’originalità.
V.l