di Marco Coppola
TERRA DEI FUOCHI – Non accenna a fermarsi il dilagare della crisi ambientale in Campania e la rinascita di comitati e coordinamenti attivi sul tema è la prova che la risoluzione è lontana da venire. I rifiuti in questi giorni stanno comparendo ovunque, smascherando quello che le istituzioni cercavano di tacere; ad essere cosparsa di rifiuti non è la sola Campania ma almeno tutto il centro sud. Sono sbucati rifiuti nel basso Lazio, in Molise, Calabria e Puglia, oltre ad esserne state ritrovate nei giorni scorsi svariate tonnellate nel beneventano; primo caso campano fuori dall’area di Napoli e Caserta.
ROGHI E INTOMBAMENTI – C’è ancora chi brucia e chi interra rifiuti e il dissanguamento dei fondi e dei controlli pare essere inarrestabile. Il decreto sulla terra dei fuochi si è rivelato, come gli attivisti ambientali aveva sin da subito evidenziato, un contentino per prendere tempo e sperare in chissà che svolta. Le camionette e le jeep dell’esercito oramai generano esclusivamente fastidio alla maggioranza dei cittadini, data l’inconsistenza del loro intervento. Ogni giorno i fumi dei roghi invadono il perimetro dell’asse mediano e nessuno in quelle zone può dire di sentirsi al sicuro.
GLI INTERESSI ECONOMICI – Ogni anno in Italia scompaiono circa venti milioni di metri cubi di rifiuti industriali, ciò vuol dire che alcune imprese e industrie fanno letteralmente sparire parte dei rifiuti che producono. Perché non si può cercare di risolvere a monte il problema, magari impostando per legge parametri per confrontare la quantità di merci e di rifiuti prodotti? Al contempo altri rifiuti industriali vengono prodotti dalle aziende “ombra”; piccole ditte, fabbriche e laboratori disseminati per il territorio, tutte rigorosamente abusive. L’economia somersa necessariamente deve servirsi dei sistemi di smaltimento “sommersi”, ma il problema non viene affrontato da chi di dovere.
LA POLITICA E LA CAMORRA – Motivo principale di tale fatto è il ruolo strategico per lo stato che ricoprono i lavori sommersi, dall’operaio in nero al micro criminale, che tengono sedati gli animi rivoltosi di un popolo messo in ginocchio dalla crisi. Allo Stato fa comodo che qualcuno si arrangi fuori dalla legalità e non rompa le scatole a chi governa in sostanza. Dall’altro lato, difatti, si conferma sempre più la contiguità tra criminalità organizzata e politica, che continuano a giocare a guardie e ladri tossicchiando tra i fumi di una terra distrutta.