NAPOLI – Dopo l’Aida inaugurale, il direttore musicale Nicola Luisotti continua il suo percorso verdiano con Otello, opera che segna il secondo incontro del compositore di Busseto con Shakespeare.Domenica 13 aprile ore 20.30 torna al Massimo napoletano Otello, assente dalle scene sancarliane dal 2006.Composto nel 1886, dopo dieci lunghi anni di silenzio dalla prima andata in scena di Aida, Otello è frutto rigoglioso della maturità di Verdi che in esso porta a definitivo compimento le strutture del melodramma italiano ottocentesco. In sintonia con la sensibilità di fine secolo, Verdi sceglie come soggetto uno dei drammi psicologici più inquietanti di tutto il teatro di prosa, dove l’azione è prodotta dall’intreccio di passioni assolute e devastanti, dall’odio maligno di Jago alla cieca gelosia di Otello, sino all’amore innocente di Desdemona.Ispirati dal Bardo, Verdi e Boito indagano negli abissi dell’animo umano, con parole e suoni a raffigurare l’ implicita complessità del mondo vero, della nostra concreta e tangibile realtà.Ed è forse questa la prima, fondamentale unicità del teatro verdiano: rappresentare, attraverso la finzione scenica, le verità più profonde, scomode, perfino impronunciabili che caratterizzano il genere umano, la sua struttura archetipica e universale.Non a caso, vale la pena ricordarlo, è nelle intenzioni esplicite, programmatiche di Verdi, più volte da lui stesso rimarcate, quella di “inventare il vero”.Si può dire, in questo senso, che le verità rivelate dalle invenzioni verdiane, sono davvero comparabili con le raffigurazioni immensamente e profondamente disvelatrici di William Shakespeare.
LA DIREZIONE – «Otello è un’opera estremamente contemporanea – afferma il direttore Nicola Luisotti – tratta di un femminicidio in piena regola, scaturito solo da un sospetto. Quante donne, ancora oggi, muoiono vittime del sospetto maschile, del desiderio di possesso degli uomini che non riconoscono in esse degli individui con la propria libertà e personalità.Musicalmente – continua Luisotti – qui Verdi si è superato e con l’aiuto di Boito ha elaborato un capolavoro che è la somma di tutto l’Ottocento musicale e che racchiude in sè un mondo».La regia è di Henning Brockhaus (ripresa da Valentina Escobar) che ha scelto di collocare la scena in uno spazio atemporale nel quale la forza dei simboli si sostituisce al realismo dell’azione. “ L’isola di Cipro immaginata da Shakespeare e da Boito– spiega il regista – è nel mio allestimento luogo di distruzione, di guerra e di dissoluzione, tutto è crollato e regna solo un grande abbandono. Ho rinunciato sin dall’inizio ad ogni risvolto di carattere realistico: non ci sono temporali o uragani, la tempesta che precede l’arrivo di Otello è una tempesta puramente interiore, che sconvolge tutti i personaggi. La tragedia del Moro è infatti una tragedia collettiva, un sovvertimento dell’ordine delle cose che mette in crisi un universo solo apparentemente incorrotto e felice”.
CAST DI SPECIALISTI – Ad interpretare Otello, ruolo tra i più complessi dell’intero repertorio tenorile, sarà Marco Berti,cantante italiano apprezzato per l’innata musicalità e padronanza scenica, oltre che per l’ormai famosa qualità vocale. Comasco di nascita, si è diplomato in canto presso il Conservatorio “Verdi” di Milano. Radamés, Riccardo, Adorno, Manrico, Ernani ed Otello tra le sue appassionate interpretazioni verdiane, che condivide con i ruoli pucciniani, che tratteggia con la stessa eleganza vocale e disinvoltura scenica: Calaf, Des Grieux, Pinkerton, Cavaradossi ed Edgar nell’opera omonima. La sua carriera è costellata di successi conseguiti in palcoscenici come il Covent Garden di Londra, Metropolitan di New York, Teatro alla Scala di Milano, Arena di Verona, Liceu di Barcellona, Opéra di Parigi, fino alle platee orientali di Tokyo e Pechino.
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