Sit-in di protesta alla Rai di Napoli: i morti di tumore valgono meno di due minuti in tv

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Erano non più di una cinquantina i cittadini che si sono radunati stamane davanti alla sede della Rai di Napoli. La richiesta era semplice: rendere noto, a seguito delle dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone, a tutta la nazione quello che sta avvenendo in questa terra martoriata dall’alleanza camorra-Stato. Le dichiarazioni di Schiavone, seppur tacitamente affermate e conosciute dai cittadini campani, hanno scatenato l’indignazione di un intero popolo; come può lo Stato segretare delle confessioni in cui vengono precisamente indicate le zone di sversamento, oltre ai  nomi e cognomi dei criminali e dei politici coinvolti? La risposta plausibile è solo una, ed è la peggiore possibile; lo Stato è complice di quel progetto criminale. Era questo quello che i cittadini chiedevano oggi e sono stati, come sempre accade, inascoltati (o quasi). L’antefatto principale che ha scatenato quest’impeto di protesta nasce ancora lì, ad Acerra. Due bambine hanno perso la vita a causa di un tumore infantile, medulloblastoma, che conta mediamente in Italia un caso ogni centomila abitanti; nella sola Acerra i casi sono tre. I conti tristemente non tornano e non torneranno fino a quando l’intera Regione non beneficerà delle bonifiche necessarie a restaurare la salute del suolo e delle persone. Una polveriera silente si staglia sotto i piedi delle popolazioni campane, una moderna Chernobyl miete vittime su vittime da almeno vent’anni. La copertura mediatica di questa inarrestabile ecatombe è stata pari allo zero. Sono anni ormai, da quando non ci sono più sacchetti per le strade da inquadrare e mettere in cartolina, che i media nazionali ignorano la tragedia di un popolo, prima adibito a pattumiera nazionale – da massoni, politici, burocrati e camorristi – poi relegato nella solita spirale del silenzio  che sempre avvolge argomenti scomodi e rivelatori. Sotto il sole settembrino, controllati a vista da uno sproposito di camionette della polizia (i poliziotti erano quasi più dei manifestanti), sballottati dallo scontro fra partiti politici, movimenti e assimilati (unicamente intenzionati ad appropriarsi della paternità della protesta), dall’ignavia dei cittadini assenti e della scarsa sensibilità dei vertici della Rai di Napoli, i cittadini hanno ammainato striscioni e riposto cartelli con un magro bottino: due minuti di servizio nel TG regionale campano, oltre a una fatua promessa di ospitate nello stesso telegiornale. Di visibilità nazionale nisba. Ma non c’è da arrendersi si ripetevano i cittadini non pienamente soddisfatti del risultato. E a giudicare dalla ritrovata necessità di lotta di un popolo intero, c’è da credergli.

Marco Coppola

Redazione

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