SANT’ANASTASIA – Splende nella contrada Marra-Marciano di Sant’Anastasia il suontuoso Palazzo dei Marchesi Della Marra Quinto. Il Palazzo o se preferite la colombaia, come è comunemente chiamata dai residenti, è uno straordinario esempio di architettura cinquecentesca.
NEL TEMPO – Le origini Normanne del suo casato (De La Mare) si perdono nella notte dei tempi, risalgono addirittura all’anno mille come l’investitura del titolo nobiliare. Giunti in Italia al seguito del Re normanno per la conquista delle terre d’Italia, i vari rami familiari dei discendenti fanno incetta dei feudi di Ravello, Amalfi e buona parte della Puglia e della Sicilia. Nell’ammirarlo non si può che restare stupiti della incantevole bellezza della colombaia con la sua torre merlata, mentre lungo la muratura sono presenti fenditure nel tufo scavate dai secoli, sono scorci di storia. Tutt’intorno i possedimenti terrieri che un tempo brulicavano di contadini e fattori, di cavalli e carrozze.
DI CHI E’ LA COLPA? – Ma usciamo per un momento dalle cartoline della storia per entrare nel quotidiano con una dovuta riflessione. Sarà tardi per psicanalizzare tutti gli amministratori pubblici? Quali le ragioni dell’abbandono di tutto il patrimonio storico-culturale? Non si può scaricare questo scempio immane rispondendo semplicemente che le casse dello Stato sono vuote, come quelle degli enti. L’area vesuviana è uno scrigno di suggestiva bellezza, dove castelli, case-padronali, masserie sono da tempo preda dell’incuria e di una devastazione selvaggia da parte di uomini senza scrupoli. Lo “start-up” delle idee e dei progetti non è mai decollato, mentre chi amministra i territori si impegna a organizzare con soldi pubblici, concertini musicali di terz’ordine per la gioia del popolino. E la cultura? Ben vengano allora tanti privati, forti di un “manegement” competente e propositivo, di “competitor” capaci che si sfidino in nome della storia e della cultura. I rischi di polverizzare queste opere d’arte è molto alto se non si interviene subito, mettendo in sicurezza il tutto. La cultura unisce al di là degli schieramenti della politica, delle idee. La cultura non può essere oltraggiata, le sue ferite non rimargineranno più. Oggi la proprietà di tutta l’area è di un privato, forse questo aspetto ci rende fiduciosi per il futuro.
Salvatore Cutolo