NAPOLI – Nella storia della nostra città negli ultimi anni sembra essersi innestata una serie di corsi e ricorsi storici; ultimo tassello di questo ciclo è la nuova volontà di costruire discariche tra Napoli e provincia. Dopo la scelta di indire un bando per l’inceneritore a Giugliano, che ha già provocato molteplici proteste fra cittadini e movimenti, ora è il prefetto Raffaele Ruberto ad annunciare l’intenzione di costruire una serie di discariche nelle zone di Quarto, Chiaiano e Giugliano. Non sono mancate all’uscita di queste affermazioni le proteste di molteplici gruppi di cittadini e una serie di manifestazioni più o meno spontanee
IL PROGETTO – Da subito collettivi e comitati hanno sottolineato come i siti individuati si trovino in zone già colpite dal disastro ambientale campano o addirittura, come nei casi si Chiaiano e Giugliano, dove altre discariche costruite “legalmente” sono state sequestrate e chiuse perché non a norma. Altro punto affrontato è quello dei partecipanti alla stesura di questo progetto; questo disegno infatti ebbe già modo di essere presentato al prefetto Annunziato Vardè, predecessore di Ruberto, dall’allora responsabile tecnico della Sap Na Giovanni Perillo. Il progetto presentato da Perillo fu bloccato in consiglio comunale a Napoli e lo stesso responsabile tecnico è nel frattempo finito agli arresti domiciliari per non aver attivato un puntuale controllo nei confronti delle ditte che gestivano la discarica di Chiaiano; che secondo la magistratura sarebbero legate al clan dei casalesi. Pare quindi agli occhi di chi protesta paradossale che si riprenda un progetto presentato da funzionari pubblici, la Sap Na è un’azienda municipalizzata controllata dalla Provincia di Napoli, che hanno tradito il proprio ruolo.
CHIAIANO PRECEDENTE SCOMODO – Proprio il caso chiaianese si assesta nell’ordine dei precedenti di cui tenere conto quando si analizzano tali progetti. Nel 2009 cittadini delle zone più varie di Napoli e provincia scesero in piazza per opporsi alla costruzione di discariche e inceneritori previsti dal Piano Regionale del Ciclo Integrato dei Rifiuti. Una prima accesa protesta si verificò nel quartiere di Pianura, dove vere e proprie barricate dei cittadini impedirono la riapertura di una delle discariche più inquinate d’Europa. Il sito alternativo prescelto fu quello di cava Tufino a Chiaiano, si dimostrò necessario infatti inserire una discarica di riferimento anche per la città di Napoli. Da subito cittadini di ogni estrazione sociale si ritrovarono in piazza per sottolineare i punti critici del piano; la falda acquifera che scorre sotto il suolo chiaianese è la stessa che irrora la zona ospedaliera vicina; il materiale più diffuso tra le cave chiaianesi è il tufo (estremamente poroso); la cospicua densità demografica di comuni e quartieri limitrofi non consentirebbe la costruzione di una discarica; la zona “verde” del territorio è in larga parte protetta. Queste rivendicazioni non furono però ascoltate e la discarica fu puntualmente costruita, salvo poi essere chiusa dalla magistratura – a conferma delle perplessità dei cittadini – per i continui sbotti di veri e propri geyser di percolato.
LE PERSONALITÀ COINVOLTE – Varie inchieste giornalistiche hanno dimostrato in questi come le figure coinvolte nell’affaire Chiaiano siano state molteplici e di svariata provenienza. La cava stessa ad esempio era di proprietà dell’Arciconfraternita dei frati pellegrini legata alla Curia e al Cardinale Crescenzo Sepe; già al centro di numerose polemiche per la dubbia compravendita di un bene immobile con Nicola Cosentino e per aver fatto assumere, così si leggeva sui maggiori quotidiani nel novembre 2009, due suoi nipoti dall’azienda Eco4 controllata dai fratelli Orsi, che dai vari processi sembrerebbero vicini ai Casalesi e Cosentino. Gli altri nomi coinvolti, ma non ancora confermati in via processuale, furono fra gli altri quello di Guido Bertolaso allora capo della protezione civile e amico dai tempi del Giubileo del Cardinale. Altri casi furono quelli, come detto, delle aziende cui fu affidata la gestione del sito di Chiaiano recentemente finite al centro delle attenzioni della magistratura; oltre al succitato Giovani Perillo, finito ai domiciliari. Le ragioni dei manifestanti quindi ci sono tutte e sarà interessante vedere se oggi, a differenza di soli quattro anni fa, verranno ascoltate.
Marco Coppola