di Sandro Tacinelli
CALCIO – Sfuma un altro obiettivo per la compagine di Benitez. La Lazio, con la vittoria di misura del San Paolo, disputerà la finale di Coppa Italia contro la Juventus.
Incontro piacevole, ricco di emozioni, con squadre molto equilibrate. Benitez si affida al 4-2-3-1, mentre Pioli al 4-3-3; ma la differenza, al di là dei moduli, forse va ricercata nella qualità degli elementi in campo che, è noto, supera di molto la quantità.
D’accordo, è mancata anche la fortuna, ma possibile che ogni cross basso dalla destra equivale ad un gol. Non si può. E pensare che, per oltre metà della gara, gli ospiti non sono apparsi così irresistibili, molto per la determinazione degli azzurri.
HAMSIK SCARDINA LA DIFESA – A scardinare subito la difesa laziale, in avvio, ci pensa Hamsik che, dopo un bel dialogo con Mertens, si ritrova a due passi da Berisha ma colpisce male. La replica della squadra di Pioli è affidata al duo Candreva-Klose, ma nulla di pericoloso per Andujar. E’ Gabbiadini, invece, con una magistrale punizione dal limite a colpire il palo. Peccato, Manolo (molto volenteroso) si dispera. Anderson, invece, ingaggia un bel duello con Maggio. E’ lotta vera e l’azzurro non sfigura.
Nella seconda parte della gara non mancano i cambi di fronte. Al Napoli sta bene anche lo zero a zero, alla Lazio no. Intanto, i padroni di casa non rinunciano ad attaccare con la buona intesa di Gabbiadini – Higuain – Mertens. Entra De Gouzman, al posto del belga e, poi, Callejon per Gabbiadini. Poteva toccare a Insigne (viste le condizioni critiche di Callejon da diversi mesi!). Al nazionale olandese capita un pallone d’oro offerto da Hamsik, ma lo stop è a… seguire.
NIENTE FORTUNA – Non si arrende lo slovacco che, questa volta, scaglia una fiondata da fuori area: esemplare la coordinazione, ma la palla si perde di un niente a portiere battuto.
Manca anche la fortuna. La stessa che trova La Lazio con Lulic che mette dentro su cross di Anderson (azione viziata all’inizio da un fuorigioco). Mancano circa 15 minuti alla fine: c’è il tempo per recuperare. Entra Insigne al posto di Gargano, mentre Anderson ora si libera con maggiore facilità. Il “magnifico” non è da meno del brasiliano: salta tre avversari e supera Berisha, ma la palla è deviata in angolo da Lulic, eroe un po’ per caso e di una serata napoletana.
Non servono a nulla i quattro minuti di recupero. Il verdetto è già segnato. Il Napoli esce a testa bassa dalla Coppa Italia, in un San Paolo frastornato e che stenta a credere.
Appocundria.