Di Vincenzo Vinciguerra
NAPOLI – Antonio Bassolino potrebbe spuntarla in un miracolo politico, quello di ricompattare per un po’, le rissose correnti del Pd napoletano? Fare terra bruciata intorno all’ex sindaco, a questa è servita la minaccia ad personam di Renzi per escluderlo dalla competizione. Peccato. Il cavallo Bassolino aveva già preso in carica molti giovani renziani, i quali, purtroppo, hanno dovuto fare retromarcia appena da Roma è arrivato un segnale. Il Premier non ha dimostrato di avere coraggio e pronunciare la famosa frase: “Aperte le primarie, vinca il migliore”. Lasciando che fosse il territorio (parola che sta usando spesso l’ex governatore della Regione Campania nella sua pre-campagna elettorale) a decidere il candidato del centrosinistra. Lo stesso modus operandi che Renzi pretende e consacra. Ma non usa più. Molti del suo partito sono convinti che Bassolino sia l’ago della bilancia napoletana, per autorevolezza, esperienza e carisma. L’obiettivo invece è di individuare un nome esterno, da pescare nel mondo delle professioni (prima il manager Riccardo Monti e poi il pm Giovanni Corona, uscito ieri dall’incontro Leopolda) un deus ex machina in grado di mettere d’accordo tutti superando l’impasse.
L’ASSO NELLA MANICA – E se Bassolino non rinunciasse alle elezioni candidandosi con una lista civica? Da buoni piddini hanno già l’asso nella manica: bisognerà arrivare ad un accordo tra le correnti su un nome esterno ma l’aspirante candidato sindaco dovrà comunque partecipare alle primarie. Il nome esterno, proveniente dalla società civile e non dalla politica, ne guadagnerà di visibilità, e Bassolino, come ha più volte riferito, farà la sua parte anche in caso di sconfitta. I papabili candidati a sindaco di Napoli sono pronti a sfidarsi con un avversario così ostico come Bassolino? E allora proponiamo più candidati. Se da un lato piace che si metta sul tavolo un nome autorevole come Riccardo Monti, proveniente dal mondo delle professioni, dall’altro in tanti reputano imprescindibile la partecipazione alle primarie.
UN ALTRO PAPABILE – E’ Umberto Ranieri, presidente della fondazione “Mezzogiorno Europa” ed infine il pm Giovanni Corona, entrato nei totonomi dopo la partecipazione alla Leopolda. Un nome da poter esibire come magistrato, tra i titolari delle indagini nella “prima guerra” di Scampia. Per questo resta alla finestra l’ex governatore della Regione Campania e ciò che doveva dire l’ha già detto. Ovvero, che le primarie vanno fatte senza cambiare le regole. E continua il suo tour Antonio Bassolino, partendo dalle periferie: «Prima a Piscinola, dove nessun partito ha una sede, poi a Chiaia. Rilanciare la politica e fare dialogare tra di loro le tante Napoli è un compito essenziale».
L’ALTRA FACCIA DI NAPOLI – E’ Gianni Lettieri, imprenditore-scugnizzo come ama definirsi: «Con me sindaco l’ateneo a Scampia sarà completato entro dodici mesi dal mio insediamento, e se Regione e Governo non stanzieranno i fondi, sarò io a procurarli». Questo il must elettorale del candidato sindaco per il centrodestra, per ora appoggiato solo da liste civiche. E intanto «Rispetto» per Bassolino ma «noi sosteniamo de Magistris» dichiara Nichi Vendola, perché «al Comune è un punto di riferimento di alternativa alla Campania dei cosentiniani, delle camorre, della monnezza».
Insomma, per il Pd, correre senza o contro Bassolino sarebbe simile a un suicidio elettorale. E’ lo stesso enigma a cui Renzi si trovò di fronte con il caso De Luca, ormai “crozzizzato” anche lui definito “personaggetto” e che alla fine portò a primarie vinte dall’attuale governatore, storico nemico di Bassolino. Del resto è quello che avviene negli organismi inadeguati a rinnovarsi. Se nel Pd una nuova classe dirigente non emerge, non ha il coraggio del combattimento e del pericolo, è inevitabile che rientrino quelli del passato.