di Violetta Luongo
NAPOLI – Con l’ultima lezione del 1983 di Eduardo De Filippo Lino Musella dà inizio al suo Gennareniello. Sempre pieno il teatro San Ferdinando per le repliche, fino al 5 gennaio, dell’opera eduardiana. L’atmosfera del solenne Maestro si sente, il suo Teatro, il suo palco, ovunque si respira quell’aria magica. E Musella non tradisce le aspettative. La scelta di Tonino Taiuti come protagonista si rivela giusta, la bravura e la lontana somiglianza fisica fanno ritornare alla mente quello che fu il Suo atto unico.
I VECCHI DEVONO LASCIARE SPAZIO AI GIOVANI – Siamo a Napoli, le case, sgarrupate per il terremoto dell’80 con pedane e improbabili impalcature, sono affollate di parenti e inquilini approfittatori della generosità dei proprietari. Il tempo procede stando fermo e anche il punto di partenza e di arrivo si invertono di senso come spiega Musella nel monologo iniziale: i vecchi devono lasciare spazio ai giovani affinché la vita vada avanti e si inizi un nuovo ciclo.
La comicità è affidata a Tommasino, il figlio minorato di Gennaro, interpretato dallo stesso Musella che con un parrucchino biondo, due fondi di bottiglia come occhiali e una fame atavica suscita spasso ed ilarità. Persino il suo andamento impacciato con cadute e capitomboli sembrano talmente reali e non voluti da preoccupare il pubblico presente. Non è esperto di “fare all’amore” ma è buon osservatore di tutto ciò che gli sta intorno, di delusioni, insoddisfazioni e mancati successi.
UN BUON CAST – Gennaro è un sognatore, un poeta, un inventore, ma infelice tra quello che avrebbe voluto essere e ciò che è diventato. E così si rende preda di amici sbeffeggiatori che fanno di lui un facile bersaglio travestendolo come un pagliaccio perché ha osato immaginarsi ancora giovane e aitante capace di far innamorare, con serenate e versi poetici, giovani e belle donne. A metterli in riga ci pensa la bravissima Gea Martire, perfetta nel ruolo di Concetta. Alla quale il protagonista dedicherà la ben nota e romantica “Uocchie c’arraggiunate” con tono nostalgico e malinconico per il tempo che fu.
Con loro sul palco anche gli ottimi Roberto De Francesco, Ivana Maione, Dalal Suleiman, Alessandro Balletta, Daniele Vicorito.
CON EDUARDO E’ PURA POESIA – Musella inoltre ha voluto giocarsi ottime carte: oltre a recitare nella Casa di Eduardo ha anche omaggiato Maradona e Pino Daniele, che hanno dato quel tono moderno e tradizionale misti al popolare che tanto piaceva a De Filippo. A bloccare i numerosi e ripetuti applausi, un’ultima poesia corale “Io vulesse truvà pace; ma na pace senza morte. Una, mmieze’a tanta porte, s’arapesse pe’ campa’!” iniziata dagli attori e conclusa dal pubblico.