Nonostante le condizioni climatiche avverse, che hanno impedito l’esibizione delle band e dei “giochi”, la decima edizione del Napoli Tattoo Expo si può dire più che riuscita. Lo si nota dagli avventori e dai curiosi che affollano il salone della mostra d’oltremare e che si aggirano per i vari stand adibiti ad ospitare i rappresentanti dell’arte del tatuaggio nazionale ed internazionale.
Il contorno sonoro che la fa da padrone è naturalmente il Rock nelle sue deformazioni e sperimentazioni più varie. E non stupisce cogliere tra i presenti note di look psychobilly, considerata anche la presenza dello special guest Joe Capobianco, artista statunitense di fama internazionale che suscita la maggior curiosità tra i presenti. Prescindendo però dalla mostra in se, quello che maggiormente colpisce di questo expo sono le impressioni. Prime fra tutte quelle le sulla pelle, della maggioranza, dei presenti. Impressioni che parlano lingue espressive differenti, dai tratti classici a qelli giapponesi, dal fumetto all’immagine sacra e sacrilega. Queste impressioni, realmente indelebili tracciate con china ed aghi.
Alle impressioni, precedentemente descritte, fanno da contralto le espressioni, quelle dei volti semi doloranti, delle crontazioni muscolari e degli abbracci a fine opera tra esecutore e tela vivente. Perchè il tatuaggio è un passaggio, un atto tanto intimo quanto palese. E poco conta che tu sia un veterano o un novello scopritore di questa forma d’apparire, il trasporto avverrà comunque. Basta scambiare qualche chiacchiera con i presenti, ed allora troverai dietro ad ogni tattoo la forma visiva di un pesiero, di una attitudine, di un modo d’essere.
Il tutto a fine giornata si conclude con il classico contest ove si assegnano premi tra applausi e qualche commento discordante rispetto alle decisioni della giuria, nel più classico stile partenopeo. Concludendo, appare comunque vittoriosa la partecipazione. E se quest’anno vi siete persi il tutto, il mio invito è ad andarci e a scoprire un mondo, che abbiate o meno intenzione di farne parte.
Andrea Angelino