COMUNE DI NAPOLI/ Marco Nonno Vicepresidente tra rigurgiti fascisti e processi contro il Comune

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NAPOLI – Marco Nonno, consigliere eletto in quota Fratelli d’Italia, è il nuovo vicepresidente del consiglio Comunale di Napoli. Felicitazioni fra i membri della maggioranza, con de Magistris in testa, per cui concedere la carica ad un membro dell’opposizione ha rappresentato «un evento storico nella storia del Comune».

IL VALZER DEI VOTI – L’elezione si è contraddistinta per scenari simili alla rappresentazione che Paolo Sorrentino fa ne “Il divo” della scelta del candidato democristiano alla presidenza della Repubblica. I panni di Servillo/Andreotti in questo caso sono stati indossati da Nonno stesso; non rappresentava infatti la candidatura principale né dell’opposizione di centrodestra né di centrosinistra. I voti di Nonno si sono divisi fra le correnti di una e dell’altra fazione, sfruttando l’assenza e l’astensione di consiglieri bipartisan. Pare inoltre che parte cospicua dei voti siano giunti proprio dalla quota arancione del Consiglio.

IL PARADOSSO – Nasce però un paradosso abbastanza inquietante dal punto di vista processuale fra il Comune e la sua nuova seconda carica. Il motivo risiede in beghe processuali risalenti al gennaio 2008 in cui lo stesso Nonno è coinvolto. Pare infatti, secondo la Magistratura, che il neovicepresidente sia stato organizzatore occulto della protesta anti discarica che in quell’anno portò a pesanti scontri, anche variamente armati, fra manifestanti e forze dell’ordine. Differentemente da altre proteste ambientali la protesta pianurese fu animata, oltre che da movimenti, collettivi e cittadini onesti, anche da gruppi legati al mondo Ultras e alla criminalità di vario genere. Questo tipo di collegamenti non sono stati ancora dimostrati, ma tante sono le testimonianze in merito. Appare quindi strano che sia stato eletto vicepresidente un consigliere implicato in vicende giudiziarie contro cui il Comune stesso si è dichiarato parte civile.

DA BELLA CIAO A BELLA ADDIO – Altrettanto paradossale è il risvolto politico della vicenda. Il Sindaco salito a Palazzo San Giacomo, alla guida di partiti della sinistra radicale cittadina, al canto partigiano di “Bella Ciao”, concede ora la seconda carica cittadina ad un celebre simpatizzante dei movimenti di estrema destra. Non è un caso che lo stesso Nonno sia stato pizzicato, proprio durante il dibattimento in cui si votava la sua candidatura, a scarabocchiare croci celtiche e simboli nazifascisti. Non è nuovo a questi episodi il vicepresidente; gira infatti in rete una foto in cui lo stesso si esibisce nel saluto romano. Il Sindaco antifascista; che si è schierato in difesa della Costituzione Italiana e l’antifascismo che la caratterizza, anche pubblicando un libello in merito dal nome “La Costituzione e Noi”; che ha utilizzato a più riprese “Bella Ciao” come inno della campagna elettorale; come può adesso infilarsi in un tale paradosso politico?

Marco Coppola

Redazione

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