CAMPI FLEGREI/ Un aumento dello zolfo nelle fumarole? “Bisogna fare chiarezza”

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di Eva Martino
POZZUOLI – L’attività bradisismica dei Campi Flegrei ha una lunga storia ed è oggetto di studi internazionali, proprio per l’unicità del fenomeno. Uno studio del 2018 (in questi giorni riportato in auge da varie testate giornalistiche), attestò un significativo aumento dello zolfo all’interno delle fumarole, fornendo anche informazioni preziose sulla dinamica della crisi bradisismica in corso ed evidenziando l’importanza di un monitoraggio continuo per comprendere l’evoluzione del sistema vulcanico, valutando eventuali scenari futuri.

LA SPIEGAZIONE – L’interazione tra magma e sistema idrotermale è considerata un fattore chiave nell’attuale fase di sollevamento. Questo spiega le emissioni di gas ricchi di zolfo e la continua deformazione del suolo. La Commissione grandi Rischi, nell’ottobre del 2023, insieme agli esperti di Protezione Civile, analizzò questo studio e rese pubbliche le proprie conclusioni in una relazione che suscitò forte scalpore: il sistema vulcanico dei Campi Flegrei non è statico e potrebbe evolvere verso scenari più attivi.

IL MONITORAGGIO  – Il monitoraggio costante appare l’unico strumento per rilevare eventuali segnali di accelerazione, come variazioni nei gas, nei terremoti o nei movimenti del suolo. Nella situazione attuale la Commissione ha più volte sottolineato che, sebbene non ci siano segnali di un’eruzione imminente, il coinvolgimento del magma nel fenomeno bradisismico aumenti la complessità della situazione nei Campi Flegrei. Il sollevamento del suolo, associato alla risalita di fluidi magmatici, è un indicatore che potrebbe preludere a un’evoluzione significativa dei processi vulcanici, sebbene non sia possibile prevederne con certezza il corso.

NON C’E’ RISCHIO – In sintesi, sebbene l’incremento delle emissioni di zolfo indichi una variazione nell’attività vulcanica, attualmente non vi sono evidenze di un rischio eruttivo imminente. Le autorità scientifiche continuano a monitorare attentamente la situazione per garantire la sicurezza della popolazione. Gli eventi recenti, pur avvertiti dalla popolazione, rientrano nella norma di un processo già monitorato. Le reti di sorveglianza, che includono il controllo delle deformazioni del suolo, la composizione dei gas e l’attività sismica, indicano un equilibrio nei processi vulcanici in atto. Gli esperti, però, ribadiscono che l’area resta uno dei sistemi vulcanici più complessi e attivi al mondo. Per questo motivo, la popolazione viene invitata a seguire le indicazioni delle autorità locali e scientifiche, senza sottovalutare l’importanza del monitoraggio continuo.

PAROLA ALL’ESPERTO – “Facciamo un po’ di chiarezza in questo momento di grande confusione – dichiara il Prof. Giuseppe Luongo, già Direttore dell’Osservatorio Vesuviano – Un recente servizio del TGR Campania ha divulgato i dati relativi all’incremento dell’emissione di un gas composto di zolfo (acido solfidrico H2S) dal 2018 nelle fumarole dei Campi flegrei. I dati sono fermi al 2023 e sono riportati in una pubblicazione scientifica apparsa il 24 gennaio 2025. Il risultato è interpretato con un incremento dell’attività alla caldera e con una probabile risalita di magma, ma sempre contenuta in 6km o più, e con un incremento di pressione nel sistema idrotermale a 3-4 km di profondità. La profondità del magma, tuttavia, potrebbe anche essere intruso a minore profondità, secondo gli autori della pubblicazione”.

DATI FERMI AL 2023 – E continua: “È incredibile lanciare in questi giorni un messaggio di incremento di attività con un’intervista al telegiornale su dati fermi al 2023 e il vuoto assoluto sullo stato del vulcano in tutto il 2024. È evidente che una pubblicazione è in ritardo sui tempi della dinamica successiva, ma non è così per la sorveglianza del fenomeno. Pertanto, sarebbe stato opportuno aggiungere, durante l’intervista, l’informazione sull’evoluzione del fenomeno dopo la fine dello studio, avvenuto nel 2023. Ci si chiede a questo punto a chi giova tutto ciò. Certamente non ai cittadini esposti al fenomeno. Massima considerazione per la ricerca, ma vi sono altre sedi dove i ricercatori possono confrontarsi, ma non certamente in sedi inadeguate, specie quando l’interpretazione del fenomeno merita un confronto approfondito per la complessità dello stesso e la mancanza di un’interpretazione convincente”.

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