CALCIO/ Il punto di Martino: Intensità e concentrazione, dominio assoluto e prevedibilità

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di Vincenzo Martino

 

Concentrazione elevata
La gara con il Crotone, al di la, del divario tecnico e di classifica, nascondeva alla vigilia diverse insidie, soprattutto psicologiche. Dopo aver affrontato Juventus, Roma ed infine il Real Madrid, nel giro di sette giorni, gli azzurri avrebbero potuto patire contro il calabresi un calo di concentrazione pericoloso. Sarri, anche per non correre questo rischio, ha operato cinque cambi rispetto all’undici sceso in campo contro i Blancos. Forze fresche che hanno garantito ritmo ed intensità per tutti i novanta minuti, riuscendo a condurre in porto la gara, e soprattutto i tre punti.

Dominio assoluto
Gli azzurri hanno dominato il match dall’inizio alla fine. Soprattutto nel primo tempo sono riusciti a chiudere i calabresi nella propria area di rigore, facendo girare la palla ad un ritmo pazzesco. Uno, massimo due tocchi; dai e vai; continui movimenti senza palla, alla ricerca dello spiraglio giusto. Il Napoli ha fatto registrare 968 passaggi, un’enormità basti pensare che sono stati circa il 70% in più della media stagionale, quasi il 350% in più del malcapitato Crotone, e con il 92% di precisione. Mattatore assoluto è stato Jorginho con 159 passaggi e il 92% di affidabilità. Come al solito bravissimo nel corto a muovere la squadra velocemente, a farsi vedere dai compagni, stancando fisicamente e psicologicamente gli avversari. È lui che determina con i tempi del pressing anche i movimenti verticali della linea difensiva. Ha giocato da vero playmaker. Si è disimpegnato discretamente anche nel lungo con 12 lanci effettuati di cui 9 andati a segno (75%). Anche Hamsik è stato al centro della manovra con 132 passaggi e il 93% di precisione, 9 su 11 i lanci andati a segno (80%), quasi un quarterback. Come spesso capita quando gioca Jorginho, il triangolo difensivo è stato molto coinvolto con 393 passaggi, il 40% dell’intera squadra. Koulibaly 118 passaggi con il 93% di affidabilità, e Chiriches 116 con il 90% di precisione, sono stati molto partecipi nel giro palla difensivo. Gli azzurri sono andati ben 15 volte al tiro, di cui 12 dall’interno del area di rigore ospite. Mentre hanno concesso solo 6 conclusioni, equamente distribuite tra dentro e fuori area. Sono numeri che testimoniano come la squadra di Sarri abbia dominato l’avversario nella sua metà campo, e indicativi di una capacità consolidata di far girare il pallone con semplicità e velocità.

Anelli a volte prevedibili
La catena di sinistra (terzino, mezzala e esterno alto) rappresenta la parte forte del fraseggio azzurro. Sono stati ben 297 i passaggi, contro i 196 di quella opposta, il 51% in più. È chiaro che a sinistra Strinic, Hamsik e Insigne cuciono trame offensive, gioco, e a destra si finalizza, con rapidi campi campo. A sinistra il Napoli crea la densità, per poi andare sull’ampiezza dal lato opposto. La densità nasce da trame veloci, uno, massimo due tocchi, quasi come un allenamento a campo ridotto. Questa grande virtù degli azzurri, alla quale Ghoulam contribuisce in maniera importante, forse per questo viene preferito spesso a Strinic, mette in evidenza anche quello che può considerarsi un limite della catena opposta. La catena di destra non riesce a sviluppare uno contro uno e fraseggi con la stessa intensità del lato opposto. Ad esempio, Insigne ha una media stagionale (campionato e coppe) di 64 passaggi a partita, Callejon invece 39, cioè il 64% in più dello spagnolo. Questa prerogativa può risultare problematica in quelle partite, come ad esempio contro l’Atalanta, nelle quali soprattutto Insigne e Hamsik non sono molto ispirati, e gli avversari, invece, sono molto attenti in fase passiva, soprattutto sul lato mancino degli azzurri, concentrando in quella zona i loro maggiori sforzi, consapevoli del fatto che è su quel lato che gli azzurri costruiscono gran parte dei loro successi. Confrontando la gara con il Crotone e quella contro l’Atalanta, emerge come Insigne abbia avuto il 95% di precisione nel fraseggio, mentre contro i bergamaschi fu solo dell’83%; le palle lunghe sono state rispettivamente 1 contro 10, segno interpretabile nella necessità di uscire dalla gabbia preparata da Gasperini, magari anche forzando la giocata, affrettando il cambio lato. Si potrebbe osservare che quando il Napoli è chiuso a sinistra, gli azzurri fanno fatica a indirizzare le gare a loro favore. Probabilmente, in alcune gare in casa, con avversari molto disciplinati tatticamente, ed intensi in fase passiva, quindi con spazi chiusi, sarebbe opportuno avere anche sulla catena di destra la stessa abilità nel fraseggio, e nell’uno contro uno della catena di sinistra. Prerogativa necessaria a creare la superiorità numerica, per trovare tempo e spazio per la giocata vincente. In questo modo si potrebbe raddoppiare la pericolosità, e si ridurrebbe allo stesso tempo la prevedibilità che agevola chi sa, e che quindi è “facilitato” nella fase passiva.

La storia si ripete
La gara per Pavoletti è stata davvero complicata. Per quanto la punta si dia da fare, non è riuscita ancora ad entrare nel cuore della manovra offensiva. Con lui in campo gli azzurri dovrebbero andare spesso al cross, ma sia Strinic 8 cross, ma 0 a segno, che Hysaj 4 e solo 1 a segno, non sono mai realmente riusciti a mettere la punta in condizioni adatte a sfruttare una delle sue migliori abilità. Eppure molto spesso, soprattutto il croato è stato liberato al cross, dai contromovimenti di Insigne. Nel fraseggio stretto, invece, Pavoletti non riesce a mantenere gli standard dei suoi compagni: nei circa 60 minuti giocati, solo 16 passaggi per lui; Mertens, che ha giocato la metà del tempo ha fatto registrare 18 passaggi, addirittura 2 in più del compagno. Il belga ha realizzato anche il doppio dei tiri verso la porta (4); ma sono i movimenti a colpire maggiormente. Raramente Pavoletti è andato in appoggio al centrocampo come fatto alla perfezione da Mertens in occasione del gol di Insigne. Il belga riceve il pallone andando in appoggio alla mediana (elastico) portandosi il difensore di parte; scarica su Jorginho; nel frattempo Insigne va nello spazio cogliendo il contromovimento della linea difensiva attratta dalla giocata del belga, per ricevere lo scarico dell’italo-brasiliano, ed arriva il terzo gol. Sono ormai questi alcuni dei movimenti collaudati degli azzurri, e che con l’ex punta del Genoa non riescono ancora. Al momento Pavoletti va sfruttato in un altro modo, e la mancanza di rifornimenti, denota l’abitudine del Napoli a giocare palla a terra. Aver giocato per 4-5 mesi senza la punta di peso, aver accantonato una determinata opzione tattica (il cross) ha probabilmente, anche a livello inconscio, disabituato il Napoli a pensare, a cercare il cross verso la punta. Anche su questo aspetto c’è la possibilità di migliorare lavorando sodo, anche se palla a terra resta evidente e preoccupante il divario tecnico.

Conclusioni
L’avversario non era di quelli che sulla carta avrebbe potuto impensierire gli azzurri, ma le gare vanno giocate e vinte. Il Napoli è stato bravo a dominare il Crotone dall’inizio alla fine, e la corsa verso il secondo posto continua senza sosta.

Redazione

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